domenica 4 maggio 2008

GLI ANNI CHE VERRANNO


Ovvero vecchie annate non ancora in commercio dei Vin Santi di Vigoleno di Paolo Loschi e Marco Lusignani. Le annate che ancora riposano e maturano nelle botti.
Un viaggio tra annate diverse, diversissime, spesso opposte, che a volte si scoprono diverse…anche nella stessa annata. Il 2002 per Loschi (e per altri, vedi Perini) è stato un anno da dimenticare (non verrà commercializzato), non così per Lusignani, che sei vendemmie fa ebbe sì problemi con la santa maria, in buona parte marcita, ma non con altre uve più resistenti al clima inclemente di quell’annata, come la roussanne (che Loschi non coltiva).
In queste differenze vedo sia una potenziale risorsa, sia una debolezza per Vigoleno. Pur nelle diversità, un’identità più precisa non guasterebbe. Per questo i nuovi impianti in programmazione l’anno prossimo, tutti o quasi di santa maria, non possono che essere considerati positivamente, visto che si è deciso giustamente di puntare sull’uva più caratterizzata e caratterizzante presente sul territorio. Un vitigno che sembra non rischiare più l’estinzione, anche se le estensioni restano minime, comunque in crescita. Un vitigno che sarebbe curioso testare puro in vini sia secchi sia dolci da uve appassite e non solo in assemblaggio.
Il Vin Santo di Vigoleno si sta facendo conoscere sempre di più. Ed è appena stata costituita un’Associazione di Produttori alla quale hanno aderito 12 produttori (solo 6 dei quali avevano però nel 2007 vigneti iscritti all’Albo della Doc, per un totale iscritto di circa 2 ettari e mezzo). Tra gli obiettivi c’è quello di realizzare un’Enoteca del Vin Santo all’interno del borgo.

Tornando alla degustazione, aldilà della differenza tra i 2002 (uve diverse, suoli pure), non sono mancate forti similitudini in alcune vendemmie tra le interpretazioni date dalle due aziende. Il 2001 ad esempio (annata in commercio per Loschi, di là da venire per Lusignani che sta vendendo ora il 1998), entrambi complessi ed equilibrati, molto buoni, due tra i migliori Vin Santo di Vigoleno degli ultimi anni. Il 2003 (annata che Loschi inizierà a vendere tra poco), con vini ricchissimi e marmellatosi, di grande impatto. E poi la recentissima 2007, con mosti ancora (e chissà per quanto) in fermentazione, bombe che si attaccano al palato ma non prive di acidità, anche se in zona si guarda a quest’annata con qualche timore per gli eccessi di concentrazione zuccherina (qualcuno è arrivato al 40% di alcol complessivo, come farà il mosto a fermentare???).
Il quadro che ne esce è vivo e positivo, soprattutto perché, aldilà di certi alti e bassi dovuti i parte ad annate estreme, ciò che emerge è la volontà continua di confrontarsi. La curiosità e l’apertura verso il mondo, consapevoli di avere un tesoro da conservare, se possibile migliorare, e da far conoscere.
Le degustazioni si sono svolte nelle due aziende il 3 maggio 2008.


PAOLO LOSCHI-MASSINA

In località Massina, nel Parco dello Stirone, sullo stesso versante del Castello di Vigoleno dal quale dista poco più di un km, dalla metà dell’800 i Loschi conducono l’azienda di famiglia. Oggi Paolo, coadiuvato dalla moglie Patrizia e dai genitori, guida l’attività vitivinicola.
Qui le vigne sono esposte a sud-sud ovest su suoli calcareo-marnosi chiari, terre bianche con una vena di sabbia giallastra proprio sotto il nucleo aziendale verso il torrente Stirone.

terreni in località Massina

La composizione ampelografica aziendale vede una prevalenza di santa maria (circa L’80% delle uve destinate al Vin Santo), coltivata parte in località Massina, parte a Case Sozzi sullo stesso versante. Poi trebbiano e melara in vigne poco più distanti (direzione Case Orsi) e un po’ d’Ortrugo a Massina.

vigna di santa maria

germoglio di santa maria...e pendenza del vigneto

foglia di santa maria

vecchio ceppo di santa maria

vigna con filari di santa maria (in alto)

In cantina fanno bella vista tre barriques di rovere appena acquistate, che saranno avvinate con vino bianco neutro per un anno.



Si tratta di barrique rigenerate, pronte ad accogliere in futuro le uve del nuovo mezz’ettaro piantato a santa maria.
Di fianco l’ormai storica batteria di cinque barriques/botticelle composta, per la parte più di primo pelo, da una barrique simile a quelle nuove acquistata nel 2003 e due barriques di una tonnellerie borgnognona rigenerate nel 1998. Con la quarta botte le certezze temporali iniziano a vacillare e Paolo deve far ricorso alla mamma per avere notizie certe (che poi certe non sono), qui si entra in un regno misterioso dove date e ricordi si accavallano e le date diventano un po’ un’opinione, alla fine si sa solo che la botte viene dalla Pellegrino di Marsala ed ha 60-70 anni. Infine la mitica quinta botticella dove sosta l'annata pronta per l'imbottigliemento dopo essere passata per le altre quattro botti. Forse di castagno (opinione di Paolo) forse di rovere (opinione della mamma), si apre una simpatica discussione tra madre e figlio su quanti anni possa avere questa botte che è sempre stata lì a ricordo della signora, 76 primavere portate benissimo. Ipotesi finale rigorosamente approssimativa sull’età: un centinaio d’anni, decennio più, decennio meno.

La batteria

La botticella di età indefinita

Alla fine ogni anno vengono prodotti circa 180 litri di Vin Santo.
No lieviti selezionati, no solforosa.
Abbiamo degustato le cinque annate attualmente nelle botti (dal 2003 al 2007), più quella in commercio (2001), di cui restano pochissime bottiglie disponibili.

2003
Potenza e rusticità olfattiva: noce e legni antichi (...è il caso di dirlo), fichi secchi con tamarindo, zabaione e miele di castagno. In bocca subito colpisce per la potenza d’impatto: grasso, denso, oleoso, d’una opulenza fin eccessiva. Di certo non lascia indifferenti anche se l’eleganza sta da un’altra parte. 86



2004
Colore meno concentrato del 2003. Naso meno carico con sensazioni di mela e pera. Al palato meno dolcezza rispetto al 2003, con sensazioni più fresche che snelliscono il bicchiere. Meno estremo e forse meno affascinante dell’annata precedente anche perché oggi gli manca un po’ di compattezza che potrebbe parzialmente acquisire col passaggio nell’ultima botticella. 84



2005
Bicchiere un po’ torbido (l’unico tra i sei assaggiati) con sensazioni legnose un po’ disturbanti al naso. Il palato è il più nervoso tra tutti, sia per un residuo minore, sia per tannini che stringono dal centro bocca. Curioso. Aspettiamone l’evoluzione ed il successivo passaggio nelle altre botti. ???



2006
Già oggi fa pensare che possa raggiungere i livelli del 2000 e del 2001. Bell’ambra carico e limpido, naso seducente e complesso. In bocca ha equilibrio e mostra già ora buona armonia, avanza in souplesse accarezzando il palato con dinamismo. Buono già adesso, ha davanti a sé almeno tre anni di affinamento per migliorare ulteriormente. 88



2007
Pigiato a fine gennaio, meno di 150 litri prodotti, è ancora in fermentazione. Avvicinando il naso al bicchiere sembra di annusare un succo di frutta d’albicocca. In bocca sembra di bere…un succo di frutta d’albicocca, un mangia e bevi con concentrazione estrema, esagerata, che ti s’incolla alla lingua ma che non è privo di acidità. Un mostro che se non avrà troppe difficoltà fermentative ne farà vedere delle belle. ???



Paolo Loschi spilla dalla botte il Vin Santo del 2004

…e poi, l’annata in commercio:

2001
Bel colore ambra molto carico e limpido. Nobili ossidazioni al naso, con sensazioni di mallo di noce, miele di castagno e caramello, poi tracce di rabarbaro su uno sfondo che ricorda quasi un distillato. Palato opulento e viscoso, ma non stucchevole, a suo modo equilibrato, articolato e scorrevole. Complesso. 87


MARCO LUSIGNANI



L’azienda nasce negli anni ’50 in località Case Orsi, anche se è solo una ventina di anni dopo che si decide di puntare con forza sul vigneto. Oggi l’azienda è guidata dal giovane ma già esperto Marco, nipote del fondatore Alberto, che può avvalersi dell’esperienza dei genitori.
A Case Orsi i terreni sono ricchi di argille abbastanza scure e forti, dove trovano dimora vigne di santa maria vecchie di 30-35 anni, per un totale di 4-5 pertiche (circa 0,3 ettari), mentre verso il cimitero di Vigoleno le argille si fanno più chiare e qui Lusignani coltiva roussanne, melara e sauvignon da destinare al Vin Santo. L’età media complessiva delle vigne da Vin Santo supera i 20 anni.

Sullo sfondo, vigna di santa maria

Vigna di santa maria


foglia e germoglio di santa maria

Vecchio ceppo di santa maria

Vigna con tutori di legno molto alti, usanza di un tempo

Suoli a Case Orsi, scendendo verso lo Stirone

Nell’assemblaggio finale la santa maria costituisce circa il 40%, ma tra un anno verrà piantato mezz’ettaro di santa maria.
Le botti (una quarantina) sono tutte di rovere (tranne due di castagno, riconoscibili per le venature più scure), tra cui un paio di botticelle degli anni ’40. Si tratta in buona parte di barrique rigenerate.

Parte delle botti; in basso a sinistra la botticella degli anni '40 in cui oggi riposa il 1998



Per ogni annata ci sono dalle 2 alle 4-5 botti, a seconda dell’abbondanza del raccolto. Tra una botte e l’altra (vedi 2003) ci può essere una certa differenza perché una può contenere ad esempio la parte di santa maria, l’altra tutto il resto delle uve, per cui con Marco abbiamo fatto assaggi delle varie botti (provando anche a fare artigianali assemblaggi) che hanno fatto emergere a volte significative differenze. Quindi dare un giudizio prima dell’assemblaggio finale è un po’ azzardato, per questo i punteggi non sono sempre secchi.
Abbiamo degustato cinque annate dalle botti (dal 1999 al 2003), più quella in commercio (1998).

1999
I profumi sono sporcati da qualche imprecisione che penalizza in parte la piacevolezza.
Bocca abbastanza dinamica ed equilibrata, con minor residuo zuccherino e grassezza rispetto all’annata precedente. Dunque bocca avvolgente e pastosa ma senza eccessi e con sviluppo meno imponente del solito. Trova comunque buon calore e polpose sensazioni di zabaione e tamarindo. 84

2000
Assaggio di una botte soltanto. Qualche nota balsamica al naso. Palato di dolcezza relativamente contenuta, con finale che presenta una sensazione asprigna di confettura di rabarbaro e scia amarognola che disturba un po’. 83-4

2001
Bellissimo colore ambra intenso, scuro. Naso complesso e pieno. Palato polposo, elegante, equilibrato, molto dolce ma con componente acido/alcolica misurata e ben contrastata. Articolato e complesso. E molto gradevole. 87-8

2002
Una piacevole sorpresa. Grazie alla resistenza della roussanne (buona parte della delicata santa maria è marcita) Marco è riuscito a produrre un Vin Santo di buona qualità, senza la concentrazione e la lunghezza del fuoriclasse, comunque interessante e piacevole, con colore invitante di buona carica cromatica, discreta complessità e buon equilibrio. 86

2003
Sentite due botti. La barrique di santa maria in prevalenza sa di marmellata e fichi, non molto complesso, molto rotondo e molto dolce, di grande impatto; la seconda barrique appare oggi meno interessante, meno fine e persino più dolce. Ma il resto dell’affinamento e l’assemblaggio finale dovrebbero conferire all’annata la complessità olfattiva che oggi è carente. 85-7

…e poi, l’annata in commercio:

1998
Consueto seducente timbro rustico e deciso, con le classiche note di mallo di noce, ma anche di confettura di susina, tamarindo, fichi secchi e lieve zabaione; di bella larghezza e cremosità il palato che poteva sì avere più lunghezza e dinamismo, ma mostra comunque bella compattezza. 87

Marco Lusignani

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