sabato 19 dicembre 2009

network.


La tre giorni toscana di Vignerons d'Europe si è idealmente conclusa con la lettura del Manifesto per la Viticoltura Sostenibile redatto da parte dei circa 500 vignaioli presenti. Purtroppo ho potuto partecipare soltanto alla prima, introduttiva giornata di sabato dove sono stati gettati sul tavolo gli ingredienti sviluppati ed elaborati domenica, quindi l'impressione è stata di andar via esattamente sul più bello, prima delle portate principali, lasciandomi l'energia e l'entusiasmo che immaginavo di assorbire e...tanta fame sotto forma di riflessioni e punti interrogativi, tantissimi input, sulla viticoltura sostenibile (argomento centrale dell'evento), ma non solo.

Gli stessi elementi credo fossero annidati anche nella testa dei produttori e vignaioli piacentini che hanno partecipato sabato e domenica ai lavori e che vorranno intervenire su questo blog, magari lanciando idee, risposte e proposte.
La sostenibilità è un'ovvietà. Un obbligo. Oggi è anche (purtroppo?) una moda, soprattutto la parola “sostenibilità” la è diventata, le pratiche realmente sostenibili un po' meno. Sostenibilità è difendere la piccola produzione agricola. L'ambiente, l'energia, i suoli. E poi c'è la sostenibilità economica (il governo del limite di cui parla Petrini).

E poi, sì, la sostenibilità è, dovrebbe essere, un obbligo, anche un'ovvietà, ma nel senso che dovrebbe essere ovvio farla, sono meno ovvi i significati di sostenibilità, o meglio c'è poca chiarezza su cosa sia la sostenibilità, ogni produttore la pensa un po' a modo suo. Diciamo che ognuno pensa di avere e fare la propria, di sostenibilità. Si è sostenibili solo usando le anfore di terracotta in cantina o lo si è anche se si ricorre a moderne tecnologie di cantina? Esistono tecnologie moderne sostenibili? La sostenibilità è inconciliabile con la tecnologia? E la sostenibilità economica della piccola azienda? Sono sostenibile anche se in annate dove le uve sono poco sane, in vigna uso prodotti di sintesi altrimenti tutta la produzione va a farsi benedire e la mia azienda non mi permette di sopravvivere economicamente? E l'Etica? La Morale? Insomma, il tutto è molto complesso e ricco di zone “grigie”, di sfumature.
A Montecatini c'è stato un grande scambio di idee tra vignaioli, il network per la sostenibilità (oltre al fatto di cercare di far capire che il vicino di casa non è un concorrente, ma un collaboratore) può generare tanto: ad esempio far capire quanto sia importante ritrovare la fertilità dei suoli; dare supporto ai paesaggi culturali (un concetto ancora poco conosciuto) con ricadute sulla promozione turistica; ritrovare le identità perdute, le unicità degli aspetti naturali e culturali di un territorio; trovare soluzioni per affrontare il rullo compressore giuridico (in questo e in tanto altro la FIVI, la Federazione dei Vignaioli Indipendenti – indipendenti dalle altre politiche di sviluppo, senza padroni, né colori politici – può fare molto); il dubbio che possa non contare più di tanto avere, e pagare, una certificazione BIO, quanto a volte un'autocertificazione.

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venerdì 4 dicembre 2009

vignerons in diretta.


Vi consiglio di partecipare di persona, ma chi non potesse essere a Montecatini domani e domenica, ed a Firenze lunedì per seguire Vignerons d'Europe in carne ed ossa, potrà seguire i lavori in diretta video (dalle ore 15) sul sito di Slow Food! A presto per aggiornamenti.


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lunedì 30 novembre 2009

vignerons d'europe -5.


In attesa dell'imminente seconda edizione di Vignerons d'Europe, a Montecatini Terme e a Firenze dal 5 al 7 dicembre, qui trovate il documento "La centralità del terroir e del vigneron nella nuova riforma OCM" nato nei giorni della prima edizione (Montpellier 14-15 aprile 2007). Il documento, letto nella sessione plenaria di domenica 15 aprile da Costantino Charrère, troverà seguito quest'anno nel "Manifesto europeo per una vitivinicoltura sostenibile" che verrà redatto nei giorni della manifestazione dai vignaioli presenti. Sabato sarò a Montecatini, ne riparleremo presto.


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i 600.


Nella foto sono in quattro, e sono alcuni tra gli organizzatori e gli animatori del Gran Palio della Signoria dei Bentivoglio a cura dell’Accademia della Muffa Nobile, ma i vini in degustazione erano circa 600 ieri e sabato a Villa Garagnani di Zola Predosa (Bo). Alla terza edizione, la prima nella nuova sede dopo le due di Bazzano, si è registrata una più nutrita presenza di vini esteri (in particolare di alcuni produttori del Burgenland che hanno presentato una bella selezione di Trockenbeerenauslese) e, come sempre, un’ampia partecipazione piacentina con una trentina di vini e venticinque aziende. E’ grande la capacità di coinvolgimento dei due caterpillar Fabio Bassi e Alessandro Jachelli, le due principali anime della manifestazione che, anno dopo anno, riescono a mettere in piedi un evento imperdibile per tutti gli appassionati di vini passiti, passiti in tutte le sfumature, Vin Santi, Vini di Ghiaccio, Vendemmie Tardive dolci e secche ed altre curiosità.
Anche quest’anno abbinato alla manifestazione si è svolto il concorso enologico che ha visto ben comportarsi i vini dei Colli Piacentini, in particolare Emozione di Ghiacco ’05 di Croci (primo nella categoria Vini di Ghiaccio), il Piriolo ’07 di Lusenti (Malvasia Passito) e le due Vendemmie Tardive Montepascolo ’08 di Cardinali e Vigna di S. Zenone (secca) ’03 di Ganaghello.




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martedì 24 novembre 2009

mostri: la solforosa.


La necessità di produrre vini salubri e buoni, si sa, sta diventando un'esigenza primaria per molti produttori. Segnalo qui il link ad un intervento molto interessante di Giovanni Bietti sul tema pubblicato dal blog VINO di Rizzari e Gentili. Buona lettura!


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lunedì 16 novembre 2009

vini beverini.


Come ormai da tradizione, un rapido commento all’annata appena uscita del Vin Santo di Barattieri, la 1999, prodotta in circa 800 bottiglie da mezzo litro. Probabilmente la migliore tra le ultime dieci annate, ai livelli del 1996. Il naso insiste su note d’arance e agrumi, senza rinunciare ai toni balsamici di te alla menta ed alle sfumature cremose che ricordano lo zabaione in una bellissima stratificazione d’aromi. Poi il palato, che per me è la cosa più bella di questo vino dal punto di vista degustativo. In quasi tutte le annate, ma in questa in particolare, l’attacco grasso e avvolgente trova uno sviluppo dinamico e soprattutto un finale profondo di soprendente freschezza e nitidezza che ti fa venire voglia di berne un secondo e un terzo bicchiere (cosa tutt'altro che scontata per vini con questo residuo zuccherino). Terminata la sensazione dolce, permane una scia lunghissima, fresca, di caramella all’arancia e di erbe aromatiche, con l’acidità volatile perfettamente integrata con tutto il resto. 93/100


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venerdì 6 novembre 2009

vignerons d'europe.


Dopo la prima edizione a Montpellier nel 2007, i Vignerons d’Europe tornano a riunirsi in Toscana dal 5 al 7 dicembre 2009 sotto l'egida di Slow Food, per discutere di qualità della produzione enologica europea e soprattutto di sostenibilità (ambientale, sociale ed economica) della vitivinicoltura.
1000 vignaioli da 20 Paesi scambieranno tra loro idee ed esperienze insieme a personalità della ricerca, della cultura e dell’agricoltura. Vignerons d’Europe darà vita a una rete europea di vignaioli e proporrà un Manifesto europeo per una vitivinicoltura sostenibile, per cercare una strada comune per gli anni a venire.
Il 5 e 6 dicembre al Teatro Verdi di Montecatini Terme (Pt) – ospiti della Città di Montecatini Terme e della Provincia di Pistoia - si svolgeranno seminari e dibattiti. Al termine di ciascun appuntamento, i partecipanti saranno invitati a contribuire alla redazione del documento finale la cui presentazione si svolgerà nella mattinata di lunedì 7 dicembre a Firenze nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio (piazza della Signoria).
Durante la manifestazione, i vignaioli e Slow Food Toscana offriranno la propria ospitalità ai vignerons e ai soci delle altre regioni italiane ed europee nell’ambito del programma Terra Ospitale.
Lunedì 7 dicembre dalle 14.00 fino alle 22.00 a Firenze, piazza della Santissima Annunziata, i vini dei produttori partecipanti a Vignerons d’Europe saranno in vendita e in degustazione in un mercato del vino europeo.
Vignerons d’Europe fa parte del programma di animazione sulla cultura del vino di Vignaioli & Vignerons, evento organizzato da Regione Toscana, Fondazione Sistema Toscana, ARSIA e Slow Food.
Per maggiori informazioni e il programma completo
www.vigneronsdeurope.com


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martedì 3 novembre 2009

identità multiple.

Eric Doeringer - Maurizio Cattelan

Non si è mai parlato così tanto di vini piacentini come in queste ultime settimane. Anche al di fuori dei confini provinciali. Gli addetti ai lavori (locali, prevalentemente) si infervorano come mai s’era fatto di recente, gli appassionati che ignoravano la zona si incuriosiscono. Le scelte del Gamberorosso e dell’Espresso, i premi assegnati, con conseguenti discussioni, hanno portato esposizione mediatica ai vini e ai produttori premiati (Macchiona, Stoppa, premiata con l’importante riconoscimento per la Viticoltura Sostenibile e la copertina sull’ultimo numero del mensile del Gambero, il Vin Santo di Barattieri miglior vino dolce dell’anno, Lusignani e il Vin Santo di Vigoleno), e in qualche modo al territorio tutto. La portata e le conseguenze di quest’esposizione non sono ancora chiare, però è importante continuare a discutere, perché la discussione è cosa anomala e poco conosciuta da queste parti, è sempre rimasta in sottofondo come un brusio timido e tenue e dovrebbe diventare invece un esercizio continuo e costante.
A livello vitivinicolo, meglio, a livello d’immagine vitivinicola, i Colli Piacentini sono la terra del tutto è possibile, perché ci mancano la consapevolezza e il disincanto, la voglia di rimettersi in discussione e di prendere decisioni forti. E nella terra del tutto è possibile, il rischio è che nulla abbia valore. E allora una domanda, la solita domanda.

Quale vino dobbiamo comunicare per far uscire un’immagine, un’identità comune e riconoscibile che possa differenziarci dagli altri? I passiti e i Vin Santi? I Gutturnio fermi (quelli giovani d’annata o le Riserve?). I Gutturnio frizzanti? Lo so, se ne è parlato a lungo, se ne parla continuamente, non se ne può più di parlarne. E allora decidiamo cosa fare. Credo sia il caso di continuare a battere su questo tasto, oggi più che mai.
Io penso che i Colli Piacentini potrebbero costruirsi un’identità prima di tutto attorno al Gutturnio frizzante, il vino più prodotto per numero di bottiglie complessive e prodotto da quasi tutte le aziende. Poi, accanto, le chicche. I passiti e i Vin Santi, i rossi fermi ambiziosi, le Malvasie ferme. Pur essendo il vino più prodotto, il Gutturnio frizzante passa in secondo piano quando si deve fare uscire un’immagine collettiva, quasi ci vergognassimo un po’ ad avere un vino rosso frizzante come vino-portabandiera.
Questo ovviamente non vuol dire smettere di produrre vini rossi fermi in grado di sfidare il tempo, o grandi passiti, se certe sottozone lo permettono (anzi, in una provincia dalle caratteristiche molto varie esistono sottozone più adatte a produrre rossi fermi da barbera e croatina piuttosto che vini frizzanti), solo concentrarsi particolarmente su una tipologia a livello comunicativo. Che poi vorrebbe dire anche iniziare a porre finalmente maggiori attenzioni ai vigneti, alle cantine e alla commercializzazione (vedi prezzi) del Gutturnio frizzante, perché la comunicazione parte da questi aspetti.

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giovedì 29 ottobre 2009

simposi.


vigneti in Mosella

Una segnalazione in attesa di tornare (presto, promesso) su discussioni relative ai vini del territorio.
Venerdì 13 novembre 2009 si terrà all'Università Cattolica di Piacenza il II Simposio Internazionale Vino e Territorio a tema “Innovation in wine regions and local development” organizzato da Spinner in collaborazione con il master VI.TE. (Marketing del Vino e del Territorio).
Il simposio - in lingua inglese, con servizio di traduzione - approfondirà le forme innovative per lo sviluppo integrato di aree a vocazione vitivinicola che interessano vari contesti (economico, culturale, sociale, ambientale e turistico), per individuare gli obiettivi, le strategie e le azioni da adottare per uno sviluppo sostenibile di un’area a vocazione enogastronomica.
Le aree vitivinicole europee a confronto saranno: Champagne, Rioja, Tokaj-Hegyalja, Mosel-Saar-Ruwer (da appassionato di Riesling Renano sottolineo che per quest'area interverrà Ernst Loosen) e Baden-Württemberg, Colli Piacentini e Romagna.
Sono previsti, per ciascuna area vitivinicola, interventi di accademici (Reims Management School, Universidad Comercial de Deusto, Reutlingen University, Szent István University tra le università europee), amministratori pubblici, strade del vino (La Ruta del vino Rioja Alta), associazioni e consorzi di tutela (Mosaico piacentino e Convito di Romagna), esperti di marketing del vino (Champagne wine marketing). A breve il programma completo all'indirizzo www.unicatt.it/master/vite


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giovedì 1 ottobre 2009

cinque bottiglie 2010.



Visto che siamo in argomento Guide...oggi è stato reso noto l'elenco dei vini che hanno ottenuto la valutazione di "cinque bottiglie", cioè almeno 18/20 sulla Guida 2010 dell'Espresso. E finalmente quest'anno compare anche un vino piacentino, che tanto per cambiare è dolce. Si tratta del Vin Santo di Vigoleno 99 di Lusignani (18,5/20 il punteggio ottenuto). Quindi, in attesa di commentare anche gli altri risultati appena saranno resi noti (punteggi importanti anche per il Passito 07 del Negrese, per il Vin Santo 99 di Barattieri e il Passito 07 di Lusenti), complimenti a Marco e al padre Emilio che ottengono un meritato riconoscimento. Speriamo serva a far conoscere il vino e la zona tutta e soprattutto a dare impulsi ai produttori del Vin Santo che in genere non brillano per "acume tattico" e spirito di iniziativa.

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trebicchieri 2010.



Vabbè dai, anche se non è ufficiale, ormai si sa da tempo che anche quest’anno alcuni vini piacentini (due) hanno ottenuto gli ambiti “trebicchieri” della Guida Vini d’Italia del Gambero Rosso. E allora parliamone. Intanto, sì, la Guida da ora è solo del Gambero Rosso, dopo il divorzio da SlowFood (che in attesa di dar vita alla nuova Guida prevista per l’anno prossimo, nel complesso e ambizioso progetto di rilancio delle proprie attività vinose ha inaugurato www.slowine.it). Dunque le commissioni di degustazione sono cambiate in alcune regioni, come l’Emilia Romagna, dove il nuovo responsabile è Giorgio Melandri, che già faceva parte della precedente commissione. Via Fabio Giavedoni (il precedente responsabile regionale), via Massimo Volpari, via il sottoscritto, via altri. Che qualcosa sia cambiato lo si nota dai due vini premiati, da uno in particolare.

Non tanto il Vin Santo ‘99 di Barattieri (al terzo “trebicchieri”), che purtroppo non ho ancora avuto la fortuna di assaggiare e che peraltro pare abbia vinto meritatamente il premio di Vino Dolce dell’Anno in precedenza già sfiorato, quanto la Macchiona 2005 della Stoppa, un classico dei Colli Piacentini, a base barbera-croatina (dunque il primo “Gutturnio”, volendo, ad ottenere il premio) che dalla precedente commissione era sempre stato penalizzato. “Solo” in finale invece un vino che avrebbe meritato i “trebicchieri”, ovvero il Malvasia Passito 07 del Negrese. Comunque. Dopo aver segnalato l’ennesimo successo del Vin Santo di Barattieri, due parole sul premio alla Macchiona. Fa piacere per l’azienda, per la serietà e il coraggio che Elena e Giulio mostrano di continuo, non so se possa invece oggi la Macchiona rappresentare al meglio ciò che i Colli Piacentini sono in grado di esprimere con la barbera e la croatina. Perché premiare un vino dove il territorio viene in parte soffocato da puzze e riduzioni? Deve essere per forza questo il nostro biglietto da visita? E’ questa la strada da seguire per i produttori locali? Si può essere puliti e giusti anche senza difetti enologici evidenti, cioè facendo vini buoni. Perché non premiare allora un Gutturnio frizzante (quest’anno la Guida ha peraltro definitivamente sdoganato il Lambrusco con due “trebicchieri”) come portabandiera piacentino?

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sabato 19 settembre 2009

slowine.



E' online da ieri il sito di Slow Food dedicato al vino, ovvero www.slowine.it. Come scrive Roberto Burdese nell'editoriale di apertura "non è proprio il battesimo di un neonato, questo esordio di slowine nella grande rete: il vino è il nostro primo (e più grande) amore". Dopo il divorzio dal Gamberorosso per quanto riguarda la pubblicazione della Guida Vini d'Italia (che il Gambero continuerà a pubblicare autonomamente), SlowFood non lascia, anzi raddoppia, mostrando chiaramente quanto sia centrale il vino nelle proprie attività...in attesa della nuova Guida che uscirà nel 2010. Da ricordare come tra i primi vini "slow" (i vini più rappresentativi di un'azienda che segue una filosofia produttiva sostenibile, rispettosa dell'ambiente e della salute del consumatore e che abbiano raggiunto un punteggio di almeno 88/100 in degustazione, cioè che siano prima di tutto buoni, oltre che puliti e giusti) venga segnalato il Vigna del Volta 2006 della Stoppa.

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oh com'è bella l'uva fogarina.



Lunedì 21 settembre alle 16, a Bra (Cuneo) nell'ambito di Cheese, verrà presentato il volume Oh com'è bella l'uva fogarina - Storie di un Bacco minore edito da SlowFood Editore. Dopo le presentazioni di giugno svolte in provincia di Ravenna e di Piacenza, torna dunque l'appuntamento con la raccolta di racconti dedicati ai vitigni italiani. Stavolta interverranno Marco Bosonetto, Luca Morino, Luca Ragagnin ed Enrico Remmert. Ci saranno intermezzi musicali a cura del Gruppo Padano di Piadena.

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venerdì 14 agosto 2009

VIGNA DEL VOLTA IN VERTICALE A CHEESE


A Bra (e in parte a Pollenzo) dal 18 al 21 settembre si svolgerà Cheese, a cura di Slow Food, la più grande rassegna internazionale dedicata al formaggio di qualità. Ogni due anni, dal 1997, Bra diventa la capitale mondiale del comparto lattiero-caseario con una serie di appuntamenti, eventi e occasioni da non perdere per appassionati ed operatori del settore. Qui trovate il programma dell'edizione 2009, vi anticipo intanto che venerdì 18 alle ore 16 (presso la Banca del Vino di Pollenzo) ci sarà una mini-verticale di Vigna del Volta della Stoppa. Il tutto accompagnato da formaggi erborinati italiani e francesi. Per informazioni e iscrizioni cliccate qui. A presto

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mercoledì 15 luglio 2009

ANTEPRIME E RIASSAGGI


Dopo vari assaggi e riassaggi del Malvasia Passito 2007 del Negrese, come minimo un commento ci vuole...e visto che ci sono, due parole sul 2008 appena imbottigliato e che uscirà a fine estate ci vogliono pure loro. Ricordo che Matteo Braga produce questo Passito da grappoli di malvasia provenienti dalle vigne aziendali poste nei pressi di Montepo, in comune di Ziano. Appassimento al sole su teli di plastica bianchi e fermentazione parte in acciaio e parte in legni usati. Qui trovate il racconto della verticale di marzo 2008 (quando l'assaggio del 2007 fu fatta da botti e vasche).


2007
5.400 bottiglie prodotte. Una delle migliori versioni di sempre, ed uno dei migliori Passiti piacentini mai prodotti. Naso didattico ed archetipico, ampio e nitido, che spazia dalle classiche note di pesca e albicocca disidratate/sciroppate a sfumature agrumate, di porcini, fichi secchi e spezie. In bocca il cerchio si chiude, infatti accanto a volumi e densità importanti emerge un nerbo acido rinfrescante che accompagna il vino in un bellissimo e lungo finale. 91



2008
5.000 bottiglie prodotte. Da un’annata meno importante, un’ottima versione per questo vino, qui in veste più semplice e lineare rispetto al 2007. Naso meno ricco che insiste su sensazioni di marmellata di arance, mantenendo toni speziati e di frutta gialla sullo sfondo. Il palato è grasso e avvolgente, senza però la necessaria ampiezza ed i contrasti che l’avrebbero reso grande. 88



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venerdì 10 luglio 2009

L'ORA FELICE


Torno sull’Ora Felice, il passito de La Tosa di cui già avevo parlato qui, approfittando della verticale (quattro annate: 2005-2008) che Stefano Pizzamiglio mi ha dato la possibilità di gustare venerdì 11 luglio in azienda. Molti temi relativi alla Malvasia, passita e non, sono stati affrontati con Stefano nella già citata chiaccherata e nel suo testo pubblicato il 17 giugno 2009 su questo blog, ma l’assaggio delle bottiglie costituisce come sempre il banco di prova più significativo. La degustazione comparata di diverse annate è il luogo d’incontro, il campo aperto delle possibilità dove ciò che si è previsto e pensato (l’Idea) si incontra, e a volte si scontra inesorabilmente, con la realtà. Nel caso dell’Ora Felice ciò che emerge è un disegno ben definito dell’opera, è l’uso di un linguaggio preciso, che muta di anno in anno seguendo la variabilità vendemmiale, ma sempre seguendo il preciso disegno iniziale.
E’ l’idea di un passito rinfrescante e “leggero”, non per questo magro e semplice, che rinuncia in parte alla calda esplosività mediterranea della malvasia appassita al sole per cercare espressioni più sottili e chiaroscurali, più polifoniche e complesse.


L’Ora Felice è ottenuto da grappoli appassiti in cassette poste in appositi locali. Le uve provengono da tre vigneti (Sorriso, Morello, Ronco).
Si fa una vendemmia “chirurgica” ponendo grandi attenzioni all'aspetto igienico, quindi alla sanità delle cassette, delle forbici, delle mani (i vendemmiatori indossano guanti di lattice) e all'integrità dei grappoli.
Il residuo zuccherino dei vini oscilla tra i 155-160 gr/l delle prime due annate ai quasi 190 gr/l delle ultime due. Le gradazioni alcoliche variano invece tra gli 11,5° e i 12° svolti.
Il tempo d'appassimento può variare molto, tanto che nel 2006 è stato inferiore al mese, mentre nel 2007 ha raggiunto i 33 giorni e nel 2008 i 41 giorni (con un calo in peso del 46%). La fermentazione si svolge in acciaio inox.
La produzione (in bottiglie da mezzo litro): 1.400 nel 2005, 2.900 nel 2006, 3.400 nel 2007, 2.500 nel 2008.









2005
La prima annata prodotta mostra oggi il profilo più evoluto tra le quattro degustate. Il finale è ancora abbastanza fresco, ma il profilo del vino, con i suoi toni “canditi” e una dolcezza meno contrastata è più placido di quelli che seguiranno. Comunque piacevole. 83

2006
Più grinta e vivacità del 2005, con centro bocca e finale amarognolo che ne frena parzialmente lo sviluppo. Il naso rimanda a toni di pera, scorze d’agrumi e pesca. Dinamico e nervoso. 85

2007
15% di botrytis ed un naso dove le classiche note agrumate si ampliano in un quadro più complesso. Palato armonico e scorrevole, composto. Qui il profilo si fa quasi più pensoso, trovando un’eleganza austera. La bocca incede precisa e diritta, snella e ben bilanciata fino ad arrivare ad un finale pulito e fresco. 86

2008
In anteprima (uscirà prima di fine anno). Naso ampio, ricco, con note di macedonia, frutta bianca (mela, pera e pesca), scie agrumate (lime) e speziate (zenzero), in un contesto che vive d’un’espressività più diretta rispetto al 2007, tra calore mediterraneo e slanci nordici. Vivo e lungo, si basa su di una costruzione che ha più strati di lettura, frutto della ricerca di maggiore freschezza in fase di raccolta delle uve. 87



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venerdì 19 giugno 2009

STORIE DI UN BACCO MINORE



Da pochi giorni è in libreria OH COM'E' BELLA L'UVA FOGARINA - Storie di un Bacco Minore, pubblicato da Slow Food Editore. Si tratta di un volume che raccoglie 24 racconti dedicati a vitigni italiani (più uno rumeno) che spaziano da toni ironici e comici a sfumature drammatiche e tragiche. Il legame tra i vari stili è garantito dalla presenza in tutti i racconti di un vitigno che viene raccontato o utilizzato come sfondo per le diverse storie. Dunque, il grande patrimonio di biodiversità rappresentato dai vitigni autoctoni italiani trova un corrispettivo nella grande diversità di vedute e nel differente modo di vivere il rapporto coi vitigni e più ancora col vino descritto attraverso i vari racconti.
Tra i 24 testi, 2 sono dedicati a vitigni piacentini: l'ortrugo (nel racconto di Marco Bosonetto L'UVA ALTRUI) e la malvasia aromatica di Candia in ACHILLE, scritto da me medesimo. Il volume è stato presentato a Bagnacavallo (Ra) durante Figli di un Bacco Minore lo scorso 14 giugno ed al Circolo ARCI La Torre di Campremoldo Sotto (Pc) ieri sera. Prossima presentazione prevista, nell'ambito di Cheese, a Bra (Cn), nella seconda metà di settembre. Buona lettura!


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mercoledì 17 giugno 2009

LA PERSONALITA' DELLA MALVASIA



L'eco di Nobili Aromi si riverbera, pubblico un'interessantissima riflessione - molto "viva" e sentita - di Stefano Pizzamiglio sulla malvasia e altre questioni. Buona lettura

Grazie Vittorio per le tue parole su Nobili Aromi. Noi ce l'abbiamo messa tutta per organizzarlo e ora stiamo già pensando a cosa cambiare e migliorare per la prossima edizione.
Riguardo alla Malvasia di Candia Aromatica, a parte la mia opinione personale che (teoricamente) potrebbe essere interessata, è vero, è stata percezione comune che in generale i vini a base di Malvasia non sfigurassero di fronte a tutti gli altri vini aromatici, anzi... E' anche vero che molte delle Malvasie degustate avessero una correttezza di sviluppo enologico di fondo e facessero trasparire una buona base viticola. Ed è infine vero che nel momento di confronto più particolare tra quelli che ci sono stati, cioè la degustazione dei vini aromatici evoluti, che mi spiace tu non abbia descritto, uno dei vini che in assoluto sono piaciuti di più alla maggior parte dei partecipanti, tra Traminer, Sauvignon, Kerner, Muller- Thurgau, Moscato Rosa e Malvasia di Candia Aromatica, è stata proprio un'annata di quest'ultima. Qui mi scuso dell'autocitazione, essendo io di questo vino la levatrice, ma credo che anche un'altro produttore avrebbe avuto un risultato simile (forse anche meglio) potendo portare in degustazione delle Malvasie vecchie: è questa uva che è formidabile.


Tutto vero, anche quello che dicevi tu riguardo al passo da fare in più ora riguardo alla Malvasia. Io starei attento però a sottolineare che questo passo dovrebbe essere nella direzione della personalità del vino. Mi spiego meglio: sono d'accordo con te, ma credo che una parte della personalità di questo vino-territorio sia già stata raggiunta (cosa rappresentano, se non una vera e naturale, finalmente pura e semplice, espressione del territorio, quei tersi aromi di agrumi, lavanda, menta, frutti tropicali, pesca, rosa, acacia, eccetera, percepibili in almeno nove delle Malvasie degustate?), e che ciò che vada migliorato spesso è il volume delle sensazioni (Malvasie magari un po' più piene, a volte un filino più mature)e la loro complessità. Quest'ultima è sì una chiave di volta della personalità, ma porre l'accento sulla personalità quasi sminuendo l'enorme portato della correttezza enologica (prima vera porta per l'espressione del territorio) non vorrei che, in buonissima fede naturalmente, desse la stura per credo ormai inutili sperimentalismi e tentativi di originalità nei confronti della Malvasia. Io credo che gli aromi che ho citato prima, se affiancati appena un po' a un ulteriore spettro aromatico appena più irto e puntuto e se poi accompagnati in bocca a un gusto ampio, polifonico e polisensoriale, rappresentino già il ritratto di un vino ricco di personalità. La personalità di un vino secondo me è il ritratto della natura che lo genera e lo pervade, è complessa ma non complicata: non occorre spremere enormemente le meningi per raggiungerla in un vino: specie con un'uva come la Malvasia, basta fotografare nel modo più nitido possibile la natura.
Sicuramente non è quello che intendevi, Vittorio, ma per me che in 19 anni sulla Malvasia, tranne la macerazione prolungata sulle bucce e la macerazione carbonica, ho provato di tutto (dalla criomacerazione all'uso del legno, dalla riduzione spinta alla vinificazione leggermente ossidativa, dalla sosta del vino sulle fecce di fermentazione per tanti mesi al rapido illimpidimento del vino, dal residuo zuccherino al vino completamente secco, dalla vendemmia tardiva con la botrytis al taglio del vino con una quota passita, eccetera), la mia paura attuale è veder disperdersi tante energie nella ricerca di soluzioni che io per primo, provandole, ho trovato astruse per questo vitigno. Io sicuramente conto poco, mi permetto solo di far notare che quasi nessuna delle tecniche sopra citate la uso più, e che la vinificazione del Sorriso di Cielo oggi è molto semplice e lineare.
La Malvasia, la si interpreti come vuole, è un vitigno solare, gioioso, non fatto per intellettualismi e arzigogolature che alla fine appartengono solo nei casi peggiori al nostro ego e nei casi migliori alla nostra infinità curiosità, ma comunque mai all'essenza della natura, la natura della Malvasia di Candia Aromatica, perlomeno.
Teniamoci strette le nostre Malvasie corrette e su queste lavoriamo, con calma e serietà, per migliorarle sempre di più, in vigneto e in cantina, ma senza tentare troppe capriole o vinificazioni 'multimediali'. La personalià è già lì, non ni recessi della nostra mente, ma nell'uva: sta solo a noi ascoltarla e svolgerne il racconto, dall'acino alla bottiglia.

P.S. Per chi ha avuto la fortuna di ascoltarlo a Nobili Aromi o altrove, o di assaggiare uno dei suoi vini, secondo me un esempio da seguire è Gianfranco Gallo di Vie di Romans. I suoi Sauvignon hanno dentro di sè molto di complesso ma niente di complicato, rappresentano come uno specchio gli umori di quest'uva ma non dimenticano mai di essere fini ed eleganti: come diceva Gualtiero Marchesi al convegno di Nobili Aromi, la qualità risiede principalmente nella finezza, non nella rustica potenza. E la ricerca di Gianfranco sul Sauvignon si è sempre svolta lungo una direttrice seria e attenta: leggere per credere gli approfondimenti sul sito di Vie di Romans.
La stessa via, pur magari vivace e inquieta ma sempre specchio immacolato dell'anima dell'uva, che auspico per il nostro tesoro giallo, la Malvasia di Candia Aromatica.

Stefano Pizzamiglio

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giovedì 11 giugno 2009

LES ITALIENNES MONTENT A PARIS


...avrei voluta averla io l'idea di una locandina così!


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mercoledì 10 giugno 2009

DOPO NOBILI AROMI



Alcuni momenti flash e riflessioni generali su Nobili Aromi.
La manifestazione è centrata, la prima edizione è stata un buon inizio per le successive, anche per limare le piccole pecche, ovvio, ma la strada è quella giusta. Il nocciolo della questione (valorizzare la nostra Malvasia nel confronto con gli altri vini aromatici, consapevoli del valore e delle potenzialità delle nostre Malvasia) direi che si è rivelato azzeccato e credibile. E non è poco. Aldilà del vento che sabato ha complicato le cose, nella giornata di domenica si è vista la manifestazione nella sua essenza. Afflusso di gente continuo e costante senza ressa, quindi banchi d’assaggio raramente presi d’assalto, ottima situazione per degustare con calma. Spazio a disposizione e “vie di fuga” (il prato, il cortiletto, il giardino) confortevoli che hanno reso il tutto più piacevole.
La Malvasia piacentina ha dimostrato di poter competere con gli altri vini aromatici, ora però (raggiunta la correttezza enologica) è il momento di fare l’ultimo sforzo, il più difficile, quello cioè di incamminarsi sulla strada dell’identità, della riconoscibilità del prodotto, dell’espressione dei caratteri territoriali.


Un flash su uno dei momenti significativi dei due giorni (e mezzo) di Nobili Aromi. La bellissima cena alla Palta di venerdì, incentrata sull’abbinamento con cinque Malvasia piacentine. Azzeccati i piatti e gli abbinamenti, in particolare la “Coppa cotta piano piano in crosta affumicata al rosmarino su insalata di patate”, buonissima, grande materia prima e grande resa nel piatto, abbinata con la Bianca Regina 05 di Lusenti, vino come sempre rude e di gran carattere. E poi il sorprendente UNA 07 di Torre Fornello, non in commercio (tre barriques prodotte) disponibile soltanto presso La Palta. Una vendemmia tardiva con parte di uve botritizzate, ampio, potente, “allargato” dal residuo zuccherino, ma dinamico. Un’altra idea di Malvasia. Ecco, proprio la versatilità del vitigno è la cosa che è emersa maggiormente dalla cena-degustazione (oltre al fatto che la Palta meriterebbe la stella Michelin…), che ha visto protagonisti anche la Beatrice Quadri 08 del Poggiarello, il Sorriso di Cielo 08 della Tosa ed il Vigna del Volta 06 della Stoppa.

Il dopocena di venerdì alla Palta

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sabato 6 giugno 2009

NOBILI AROMI DAL VIVO

Mosaico piacentino e Gualtiero Marchesi

Finalmente, con la bellissima serata di venerdì 5 giugno alla Palta di Bilegno, ha preso il via la prima edizione di NOBILI AROMI, il primo evento nazionale dedicato ai vini aromatici. La manifestazione è ancora in corso fino a domani alle 21 al Castello di Corticelli di Nibbiano, ne riparleremo, per ora ecco alcune foto colte venerdì alla Palta e sabato e domenica al Castello di Corticelli.

Gualtiero Marchesi ed Elena Pantaleoni

Momenti di relax dopo cena, venerdì
Il convegno sui vini aromatici di sabato mattina
Terminato il convegno è ora di pranzo
Una nuova coppia: Lodovica Lusenti e Marco de Bartoli
Dopo pranzo, aprono i banchi d'assaggio
Mentre fuori imperversa il vento, inizia la degustazione riservata alla stampa di 6 vini proposti ciascuno in 2 diverse annate (una recente, una più datata). Qui viene versato l'alsazianeggiante Sorriso di Cielo 2000
Un sorprendente Muller Thurgau del 1981, ancora in ottima forma, prodotto da Pojer&Sandri
Il banchetto di libri allestito dalla libreria Fahrenheit 451
Ginetto

Due angoli più o meno nascosti del Castello di Corticelli
L'ingresso
Domenica pomeriggio

Bruno Donati
Enrico Sgorbati, Adua Villa, Elena Pantaleoni
Il tavolo di Porthos
I formaggi di capra dell'Azienda Agricola Il Bozzolo, di Bettola
Una delle coppe offerte dal Consorzio Salumi Piacentini

Due vedute dei banchi d'assaggio, domenica pomeriggio
Arrivederci alla prossima edizione

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