martedì 9 marzo 2010

mostruosità: domande intelligenti.

The butcher boys - Jane Alexander, 1985-1986

Certe mostruosità, parlo di atteggiamenti nei confronti del vino, partono dai media e si riverberano sulle persone più facilmente impressionabili. La mostruosità in questione fa riferimento ad un atteggiamento sempre più frequente in situazioni del tipo: banco d'assaggio con produttore al tavolo ed avventore/bevitore che porge il bicchiere. Mi spiego. Ogni tanto capita che il bevitore, porgendo il bicchiere, in genere senza salutare la persona che ha davanti, usando un tono aggressivo e indicando una bottiglia a caso chieda: quanti solfiti contiene? Oppure: ma è un vino biodinamico? Come se queste fossero le uniche cose che contano. Col tono “pensavidifarlafrancainvecemisonoinformatocosacredi”. E ovviamente, in genere senza sapere cosa siano i solfiti, che effetti abbiano, eccetera, e senza avere idea di cosa significhi “biodinamico”. E' un atteggiamento che mi fa pensare: ma un po' più rilassati no, eh? Vabè, niente. Qualche tempo fa ho avuto il (dis)piacere di assistere a una scena ancora migliore, finita, per fortuna, in quattro risate.
Sto assaggiando un vino davanti al tavolo di una produttrice. Alle mie spalle arriva un tizio, giovane, tutto compunto, distinto, alto, molto serio. Il tizio, rivolgendosi alla produttrice (come da copione, senza salutare o presentarsi) chiede, indicando una bottiglia a caso sul tavolo: con che lieviti è fatto? (il tono di voce è quello da manuale, cioè vagamente intimidatorio). Io non resisto e rispondo: Bertolini. Il tizio mi guarda truce non capendo. La produttrice (è una produttrice “naturale”), ridendo dice: mah, sa, ho preso delle bustine di lievito in Australia. E scoppia a ridere. Il tizio, un pò offeso, non sa se restare al tavolo o allontanarsi. Poi, per fortuna, chissà, forse capisce e si scioglie in un sorriso.




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