giovedì 26 giugno 2008

BIO!

Rudolf Steiner

Da La Grand Guide des Vins de France 2009 di Bettane e Dessauve alcune riflessioni molto interessanti (e che in gran parte condivido) sui vini BIO. Si parla ovviamente di vini francesi, ma i temi sono facilmente ampliabili al resto della produzione europea e mondiale. Anche ai vini Passiti piacentini.

"L’agricoltura BIO è di moda. Esiste dunque una viticoltura biologica destinata a svilupparsi, e di tutte le “famiglie” che essa riunisce si nota una preferenza per la scuola biodinamica.
Nel 1981 ho avuto la possibilità di incontrare Francois Bouchè, l’iniziatore del movimento in Francia, e ho avuto la sorpresa di vedere a poco a poco i principi filosofici di Steiner, per i quali non provo particolari simpatie, portare ad un miglioramento della qualità dei grappoli, della loro capacità di esprimere un terroir e un’annata. Interpreto questa riuscita come quella dell’osservazione e del rispetto degli equilibri naturali della vigna e soprattutto del ritorno alla via biologica dei suoli che, come sanno tutti gli agronomi seri, dovrà essere la base della viticoltura nelle nostre Appellation.
Ma bisogna tener conto dei danni commessi nell’immaginario degli appassionati da tutti i cattivi vinificatori che pretendono di fare vino naturale, senza zolfo – e che illegalmente chiamano BIO, quando la legge riconosce come BIO solo il frutto, il grappolo – e che pretendono di far passare la loro brodaglia come verità del terroir.
Da un lato quindi vini rossi puzzolenti, con lieviti indigeni che cannibalizzano quelli buoni quando il vinificatore lascia fare, e che sono gli stessi in tutto il pianeta e omologano tutti i vitigni e tutti i terroirs con i loro aromi animali. Dall’altro zuccheri decisi, colori instabili e sapori approssimativi, basta coi bianchi ossidati e morti.
Restiamo attoniti davanti alla credulità di tanti ristoratori che non presentano altro nelle loro carte che questo tipo di prodotti. E che dire di tutti quelli che li consigliano, enotecari e commercianti pronti a cavalcare l’onda del “pensiero corretto”, giornalisti che si appiccicano un’etichetta alla moda senza preoccuparsi di quello che bevono.
Intendiamoci, alcuni dei più grandi vini del pianeta sono prodotti da una viticoltura d’ispirazione BIO, ma chi li produce è cosciente delle proprie responsabilità e perfezionista in materia di vinificazione. Zind-Humbrecht, Lafon, Perrin, Leflaive, Leroy, Pinguet sono l’onore della famiglia BIO, e i loro prodotti, ammirati da tutti, servono da riferimento per valutare tutti gli altri.
Tra le Appellation meno prestigiose troveremo decine di produttori rispettosi
del suolo, della vigna, del grappolo e del vino, ma curiosamente non sono quelli che vedi
dappertutto, le " gole profonde", i furbetti e i manipolatori
d'opinione. Questi saranno pronti a fornirci un'istruzione per
l'uso, un calendario astrale che ci indichi i giorni "senza" e i giorni
"con", la caraffa per decantare otto giorni prima e il bicchiere
adeguato, e in ultima analisi - se insisteremo nel trovare i loro vini
"bizzarri" - un corso gratuito di antroposofia."


E qui il resto del post.

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