giovedì 15 aprile 2010

gut.


Torna, è la quinta edizione, il Gutturnio Festival a Carpaneto, il 24 e 25 aprile. Da un paio di anni questa manifestazione (che è ormai un punto di riferimento importante per il vino piacentino) ha scelto di virare verso il Gutturnio frizzante, cioè, per capirci, di rispondere “frizzante” alla domanda “quale Gutturnio?”. E' vero, c'è Gutturnio frizzante e Gutturnio frizzante, rifermentato in bottiglia o in autoclave, snello e slanciato quasi come un Lambrusco, o potente e muscoloso, però, almeno, qualcuno prova a indicare una direzione. Quest'anno poi verrà presentata una scheda di degustazione, ideata da Giancarlo Grassi, discussa insieme alla Commissione di degustazione del Gut, e pensata appositamente per la tipologia frizzante del Gutturnio. Una scheda personalizzata, insomma, per cercare di valutare al meglio le caratteristiche del vino, per provare a fare un po' di chiarezza e tentare di creare dei confini che non sviliscano le differenze espressive che i diversi territori e le diverse interpretazioni possono e devono dare. A breve la pubblicazione della scheda definitiva.


5 commenti:

agriturismo ha detto...

Una due giorni di bollicine rosse e non solo, evento da non perdere!

vit ha detto...

Ciao Vittorio
ho appreso che anche quest'anno il Gutturnio Festival sarà improntato ( ahi me! ) sulla valorizzazione del Gutturnio frizzante, relegando in second'ordine, oltre ai vini bianchi della nostra terra, le variazioni ferme di questo vino.
Ora, in tutto il mondo, escludendo l'Emilia Romagna e qualche sporadica piccola zona del nord Italia, quando si parla di vino rosso si parla di vino rosso fermo ( perfino nei nuovi mondi, nei quali la cultura vitivinicola è lontano anni luce dalla nostra ).
Posso capire Parma, Reggio Emilia e zone limitrofe, nelle quali oltre che Lambrusco ( vino contro il quale non riusciremo probabilmente mai a concorrere per freschezza, semplicità e prezzo) non si riesce a produrre, se non qualche bianco di poco conto.
La nostra terra ha però dato più volte dimostrazione, almeno negli ultimi anni, grazie alla buona volontà, alle capacità nonchè alla professionalità di varie cantine di poter produrre gutturni fermi di buona qualità; certo non potremo mai arrivare all'importanza dei grandi e nobili vini Italiani quali i Piemontesi e i Toscani , ma se nel panorama nazionale trovano posto vini come il Morellino di Scansano o il Nero d'Avola tanto per citarne due (purtroppo troppo spesso la moda prende il sopravvento sulla qualità), non vedo come anche i nostri Gutturni fermi ( qui forse si dovrebbe un momento fare un po' di chiarezza e semplificare le cose sul fatto di fermo d'annata, superiore, riserva e quant'altro) non si possano ritagliare un loro spazio nel panorama enologico nazionale e forse se si riuscissero fare le cose in un certo modo....perchè no, anche internazionale.
Ciò aiuterebbe sicuramente anche a sviluppare maggiormente la cultura enologica dei Piacentini, tanti dei quali troppo spesso si trovano a chiedermi un vino “nostrano” nonché “normale” pensando che qualunque altro vino che non sia frizzante possa essere il frutto di chissà quale alchimia.
Rivolgo questo pensiero anche ai tanti produttori Piacentini, non per svalutare il gutturnio frizzante (lungi da me) , il quale, secondo il mio modestissimo parere, più di tanto non penso possa dare, ma perchè, come già detto, dalla versione ferma si possono senz'altro ottenere maggiori sviluppi; certo bisognerebbe imparare a “remare tutti dalla stessa parte” ed avere obbiettivi ben precisi, cosa che, anche per esperienza personale in altri settori, non è sempre di facile attuazione, data la mentalità troppo spesso ristretta e “contadina” di noi Piacentini ( non si sentano offesi i contadini, ma chi vuol intendere …....) atta a farci coltivare il nostro piccolo orticello, senza preoccuparci minimamente di collaborazioni, sinergie ed interessi comuni.
La mia non vuol essere una polemica fine a se stessa, ma sono abituato ad esporre i miei pensieri, che siano questi giusti o sbagliati, e non sopporto l'ipocrisia. Una critica od un'osservazione che sia positiva o negativa, comunque fa parlare e discutere, e questo è sempre positivo.
Saluti e buon lavoro a tutti.
Mocchi Massimo
Taverna di Chero.

vit ha detto...

Ciao Massimo,
ho paura che la discussione sul Gutturnio andrà avanti all'infinito senza trovare una risposta, una soluzione. Comunque dubito che le cose possano cambiare in tempi brevi, quindi bene che qualcuno provi a muovere le acque. Su come il Gut stia provando a muovere le acque, beh, io, come sai, dopo alcuni dubbi iniziali mi sono trovato d'accordo con loro.
Andando nello specifico e partendo dalle tue parole, il fatto che altrove si produca vino rosso fermo, mentre il frizzante lo si produca in una zona molto ristretta, credo possa essere qualcosa da sottolineare positivamente, ovvero: bene, valorizziamo questa diversità, sfruttiamola. Il che non vuol dire che non ha più senso produrre Gutturnio fermo.
Dalle tue parole traspare il dispiacere di puntare sul frizzante, ma non dovrebbe essere vista come cosa svilente quella di puntare su vini meno ambiziosi, meno impegnativi, più semplici. Che problema c'è? Sappiamo che i Colli Piacentini sono molto vari, e che al suo interno ci sono microzone più adatte a produrre vini fermi strutturati, più che frizzanti, va bene, sono d'accordo, ci sono vini lì a dimostrarlo, però perchè vergognarsi di produrre frizzanti e di farne i portabandiera della zona? Esistono microzone molto favorevoli a produrre eccellenti rossi strutturati e ricchi, magari da invecchiamento? Bene, che si facciano, però credo che la questione vada inquadrata in un contesto di più ampio respiro, senza pensare solo a quei pochi Gutturnio fermi che magari hai in mente tu e che tendono a farti pendere dalla “parte” del Gutturnio fermo. Il discorso che faccio riguarda come comunicare il territorio, pur nelle sue differenze, cosa (e come) sottolineare di esso.
Soffriamo di complessi di inferiorità, di “vorrei ma non posso” (ripeto, vale in generale, esistono eccezioni, ma conta la visione d'insieme) e invece credo, e non ci sarebbe niente di male, che puntare su una tipologia a torto considerata poco nobile non sarebbe da vedere in modo negativo, non è questo il problema, la questione più generale sta nel capire i nostri limiti, le nostre possibilità e interpretarle al meglio.

vit ha detto...

Dopo l'intervento di Massimo Mocchi (ristoratore, La Taverna di Chero), pubblico una lettera di Giancarlo Grassi, sommelier dell'Antica Osteria del Teatro e ideatore della scheda di degustazione del Gutturnio frizzante:

Nel panorama dei vini piacentini regna una grande confusione: tanti vitigni ammessi, tante denominazioni relative ad uvaggi (Valnure, Monterosso, Trebbianino), ma soprattutto tanti modi di proporre il Gutturnio. Dopo anni di assaggi, discussioni e confronti mi sono immaginato il Gutturnio che ritengo ideale ed ho cercato di scriverne una scheda che mi aiuti a valutarlo meglio e che nello stesso tempo aiuti i produttori ad individuare gli elementi che possono essere vincenti in un mercato sempre più difficile da conquistare e in cui le posizioni sono difficili da conservare.
Perché una scheda nuova? Le schede di degustazione in genere sono troppo semplificatorie e non possono valere per tutti i vini in commercio. Nonostante questo, tutti (sommelier, giurie internazionali e locali) continuano ad usare le stesse schede universali, nelle quali alcune categorie risultano generiche o obsolete. Ad esempio il colore, se non è declinato a seconda delle categorie (bianco, rosso, frizzante, passito ecc.), non può fornire indicazioni precise. E ancora: la franchezza è una definizione ormai priva di significato. Ecco allora che ogni denominazione avrebbe bisogno di una scheda specifica per poter individuare accuratamente le qualità o i difetti di quel particolare vino. Io, con questa scheda, ho cercato di redigere la scheda per il Gutturnio.
Quale Gutturnio mi sono immaginato? Ho pensato al vino rosso del territorio che mi piacerebbe bere, escludendo le versioni ferme. La strada che mi sembra percorribile è quella del Gutturnio frizzante d’annata, capace di far sentire i frutti contenuti negli aromi della Bonarda e del Barbera freschi. Il mio Gutturnio ideale è quindi questo:
dal punto di vista visivo deve presentarsi di un rosso rubino con riflessi violacei, brillante, con una spuma cremosa, esuberante, consistente e persistente;
all’olfatto deve essere fine, elegante, gradevole, complesso per frutta, fiori e spezie;
in bocca deve sentirsi la cremosità della spuma, la sapidità, una buona tannicità non troppo invadente, una persistente freschezza, l’armonia e l’equilibrio degli elementi gustativi;
la sensazione finale, una volta bevuto, deve comprendere una lunga persistenza, fragranza di aromi, pulizia.
Inoltre, in generale, il vino deve essere pronto da bere, senza tracce di eccessiva maturità o di ossidazione, con gli elementi caratteristici delle varietà usate.
La scheda che accompagna questa lettera è fondata su una scala di valori che ci può aiutare a capire quanto un Gutturnio si avvicini al modello ideale (che avrebbe i 100 punti). Mi piacerebbe perciò che soprattutto coloro che producono il vino la leggessero con attenzione, pesando ogni singola voce per poter interpretare meglio questa denominazione, che attende tuttora di spiccare il salto che forse merita. Ma vorrei anche che gli stessi produttori ne discutessero con me, sia per criticarla che per correggerla.

Giancarlo Grassi

Anonimo ha detto...

Ancora dobbiamo "spaccarci" la testa per il Gutturnio?
Frizzante....fermo....d'annata....classico....superiore....riserva!!!
Mentre noi elucubriamo su queste "grandi e nobili" questioni a Parma, Reggio e Modena lavorano sodo per vendere il loro Marchio!!
Ma la nostra tradizione qual'è ?
Credo vini frizzanti(rossi e bianchi) e da tutto pasto?
Benissimo. E allora penso che quella sia la strada giusta anche se le bottiglie hanno dei prezzi contenuti ( e quì faccio riferimento alle parole di alcuni ns produttori).
Soprattutto oggi, quante sono le bottiglie "importanti" che vengono aperte nei ristoranti o vendute nelle enoteche ?
Faccio presente che nell'ultimo anno sempre più frequentemente i clienti mi chiedono un Lambrusco anche se cerco di spiegare che la ns.terra....bla....bla...bla!
Accidenti...che smacco!
Quindi io condivido appieno le scelte del Gut, il pensiero di Vit e l'idea di Gutturnio del Gianca.
Che senso può avere ha volte proporre un "gutturnione" riserva iperstrutturato,tutto legno che sovrasta il frutto !!
Eppure ancora qualcuno insiste su questa strada.
Poi sappiamo benissimo che noi "addetti ai lavori" ci perdiamo in un bicchiere di nebbiolo o pinotnoir, ma a me piace anche sedere a tavola con gli amici e far fuori una bottiglia di Gut. frizz. con una bella spuma, floreale al naso e fresco in bocca e magari non troppo alcolico ...e una buona trippa!!(Sigh!)
Questo è il mio pensiero, un pò in ritardo ma sincero.
Un saluto!
Roby del SanGiovanni