giovedì 17 febbraio 2011

god bless america.


L'altro giorno ho incrociato su Youtube questa cosa qui.
Allora m'è venuta in mente quest'altra cosa qui.
Poi sono andato a vedere il trailer di quello che è stato definito “il Mondovino” italiano, uscirà tra poco, si chiama “Langhe Doc”.
Non voglio fare tiritere su quanto, noi italiani, siam bravi o non siam bravi a usare certi media (video, Internet), su quanto, soprattutto, ci impantaniamo in certe menate quando parliamo di certe cose.
Su quanto diventiamo noiosi e pesanti.
Su quanto abbiano rotto i maroni le musiche popolari nei documentari sul vino o sulle cose di una volta.
Guardate i video e fate le vostre riflessioni, soprattutto sui primi due (che sono entrambi spot, uno, quello americano, per un Festival, una specie di Gutturnio Festival californiano, l'altro, italiano, per un vino piemontese di una grossa azienda).
Ah, dimenticavo. Fra tutti, comunque, quello che preferisco è questo, francese.

6 commenti:

Anonimo ha detto...

ma chi è che canta e chi ha scritto la canzone x fontanafredda?
Lucio

Anonimo ha detto...

Bravo Vittorio!
Comunichiamo che da oggi musiche popolari, documentari sul vino, vecchi che ci dicono com'era buono il vino e come si faceva, berkel in sala, sentori retrogusti e persistenze in generale, presidi, anfore, qualunque cosa di podolico, temperature ambiente, qualità-prezzo, rubini e paglierini, territori e loro alità, legni nuovi, Allier, lasciamolo aprire, marasche, pomodori con relative foglie, gatti e relative pipì,vacche rosse, maiali neri, annate precedenti, vini più buoni del sassicaia, sali dell'himalaya, abbinamenti, bonarda/malvasia? allora è dolce!, e simili verranno accettati solo dietro presentazione di ricevuta di bollettino postale di €500.
Non se ne può più.
"Meglio la vita ruvida e concreta del buon mercante inteso alla moneta!
Meglio andar sferzati dal bisogno, ma vivere di vita!
Io mi vergogno, si, mi vergogno di essere un poeta!" Con Gozzano.
Urla Vittorio! E' il momento! Il re é nudo!
Lucio

Anonimo ha detto...

PS Citazione francese del giorno:
"Il y a ceux , tres rares, qui jouent aux apprentis sorciers et pratiquent leurs vignes comme des bancs d'essai. Et les autres qui, sous pretexte que leur grand pere faisait comme ça, s'entetent."
Remi Krug

vit ha detto...

Ti piace, eh? Non so chi sia, ora ci guardo...anzi, no, manteniamo il mistero.

vit ha detto...

Pubblico il commento di Stefano Pizzamiglio:

La prosopopea che si è creata attorno al mondo del vino, con tutto il suo carico di autoreferenzialità e di malcelata astuzia, ha inevitabilmente prodotto un moto di reazione che a volte rende difficile, ad esempio, anche impostare dei discorsi un po’ approfonditi sui vini: facendolo, a volte si rischia di essere confusi con gli ampollosi ‘esperti’ di cui sopra.
Ma i filmati-spot, come scrive Vittorio, suggeriscono anche altro. I media riflettono l’anima delle persone e alle corde di essa si rivolgono. Non dovrebbero stupire allora l’uso delle musiche popolari, i richiami alle cose di una volta, eccetera. I discorsi che si ascoltano nel quotidiano sono pieni di frasi tipo “una volta si stava meglio”, “c’era più educazione, un tempo”, “le usanze contadine erano quelle giuste”, e così via. Il disagio e l’imperfezione dell’oggi trovano sempre una consolazione nell’immaginazione umana, che non è necessariamente proiettata verso il futuro, ma anche, e a volte preferibilmente, verso il passato.
La realtà, però, è il più delle volte ben diversa. Dietro l’immagine edulcorata del passato si nasconde spesso ben altro. Non che il passato non abbia spesso da insegnare, anzi: è ovvio che lo abbia, ma non in modo assoluto e univoco. Il futuro, insomma, non è mai in un ritorno al passato (come ultimamente mi è capitato di sentir dire, a proposito del vino), ma in una evoluzione dello stesso, in una sua fusione col nuovo. Nell’ultimo anno mi è successo di parlare del nuovo approccio alla potatura di Simonit e Sirch, di quanti anni (circa venti) siano occorsi a loro per arrivare alle attuali conclusioni e proposte, del senso profondo che le anima e sottende, e le uniche reazioni di vitale risposta e di approvazione che ho ricevuto da diverse persone sono pervenute quando ho detto che in fondo (e in realtà però solo in parte, e soprattutto con ben diversa consapevolezza) i nuovi metodi di potatura dei due Friulani ripercorrevano e richiamavano antichi sistemi e consuetudini. Beh, capisco psicologicamente certe reazioni, però razionalmente non le condivido proprio.
Io sogno e desidero un vino che viva sempre nel suo tempo e sia perciò atemporale in quanto in continuo movimento, un vino che viva contemporaneamente della coscienza piena delle realizzazioni del passato, delle esigenze pulsanti del presente e della proiezione, carica di stimoli e progetti, nel futuro. Sogno un vino che non si adagi nella comoda nostalgia, che non segua strade troppo diritte e nette ma che si incurvi, si fletta e si distenda nella famelica ricerca di comprendere la complessità delle cose (natura-uomo). Desidero un vino che non abbia bisogno degli effetti ‘flou’ delle cose di una volta, che non si ammanti della (non necessariamente buona) polvere del passato e non si vergogni della (non necessariamente cattiva) polvere del presente, un vino fatto di persone serie e ‘veramente vere’, dedite, cioè, a comprendere e ad affrontare la complessità delle cose e delle situazioni, rifuggendo da modi di pensare tagliati con l’accetta e perciò privi di quella purezza (figlia dell’umiltà e dell’inquietudine del dubbio) e di quel rigore (figlio di un metodo che tutto ama e tutto considera) di cui pensano di potersi ammantare.
Se chi ama davvero il vino avrà di esso una percezione a trecentosessanta gradi, nutrendo quindi per esso un amore vero, completo e maturo, allora i furbi del marketing tradizional-popolare e i sacerdoti della ‘unica naturalezza’ avranno poco gioco. Io non ho fretta: so che il tempo è amico della vite e delle cose vere.

Stefano

xxx ha detto...

Dopo avere sentito parlare Maria Teresa Mascarello, mi è venuta voglia di bere un bel bicchiere di Barolo Frizzante.