sabato 29 marzo 2008

RANE!



Nelle situazioni consolidate prima o poi irrompe qualcosa che cerca di sfidare i dogmi e gli stereotipi, che vive nella tensione continua, nel piacere del rischio di chi non sa come andrà a finire e lancia continue domande più che risposte. Qualcosa per cui è filosofia di vita confrontarsi incessantemente col mondo, con la vitale inquietudine che anima chi si pone come primario obiettivo quello di esprimere il meglio delle potenzialità di un territorio.
Uno di quei rari “qualcosa” è arrivato nei Colli Piacentini nel 1993 e si chiama Luretta (nei primi anni ospitata all’interno della cantina di Graziano Terzoni in quel di Bacedasco Alto, in attesa che i lavori nel Castello di Momeliano fossero terminati), azienda gestita da Lucio e Felice Salamini e da Carla Asti. Fin dall’inizio concentrata sulla produzione di vini fermi e di bollicine Metodo Classico, l’azienda oggi gestisce 57 ettari in 4 accorpamenti:
Costa di Gazzola (il punto di partenza al quale si sono aggiunti nel tempo le altre vigne), dove si coltivano malvasia, barbera, croatina e cabernet sauvignon;
Momeliano, attorno alla cantina (stesse varietà di Costa);
Castano di Agazzano, con chardonnay e sauvignon
Bagnolo di Ponte dell’Olio, ancora cabernet sauvignon e pinot nero
I vigneti (certificati biologici) sono gestiti con severità e grandi attenzioni, cercando di sperimentare nuove soluzioni adatte ad ottenere la miglior materia prima possibile per ogni terreno ed ogni vitigno. In cantina la voglia di provare, l’umiltà di mettersi e rimettersi in discussione, di pensare e ripensare stando in continuo movimento, tentando di produrre vini che possano dare soddisfazione nell’immediato, ma anche a distanza di anni.

La prima annata di Rane è il 2000, anche se nel 1999 venne prodotta solo in magnum una particolare selezione di Boccadirosa (la Malvasia secca dell’azienda) chiamata Boccadirosa Le Rane, un vino polposo e grasso, fermentato in barriques nuove (e che in bottiglia ha 15 gr/l di zuccheri), che per alcuni aspetti guardava all’Alsazia. Questo vino costituisce un episodio a sé, ottenuto forse grazie anche al caso, all’imprevisto e ha indicato una possibile strada non più seguita alla lettera nelle direzioni future dell’azienda. Dal 2000 esce la Malvasia Le Rane, quella dolce che conosciamo anche oggi e che, se è vero che s’ispira a latitudini d’oltralpe, alla fine ritrova nel bicchiere i timbri di una Malvasia dei Colli Piacentini: la polpa mai stucchevole, gli agrumi e la frutta gialla declinati però in un’interpretazione più nordica.
Il vino porta la denominazione Colli Piacentini Malvasia (non Passito, dunque) e questa scelta, come quella di uscire sul mercato con bottiglie da 0,75 l. e non di minor capacità, comunica l’idea di volere ottenere sì un vino dolce da uve stramature con 130-140 gr/l di zuccheri, ma che abbia comunque sempre equilibrio, freschezza e soprattutto grande bevibilità.
Fino al 2003 incluso il vino è stato totalmente o parzialmente fermentato in legno (barriques nuove), dal 2004 la ricerca di una maggiore facilità di beva ha portato alla scelta di vinificare solo in acciaio le diverse partite che vengono poi assemblate e destinate alla bottiglia.
Le Rane proviene da un unico vigneto posto in Loc. Costa, piantato nel 1995 su argille rosse a 5.000 piante/ha (densità comune a tutte le vigne aziendali). La parte in pianura, confinante con un laghetto che, quando non è in secca, “ribolle” di rane, dà uve che vengono raccolte prima perché più soggette a marciumi e portate in locali per l’appassimento, mentre la parte più in alto, in pendenza, viene fatta surmaturare più a lungo.



Tre vedute della vigna delle rane

Dialogo in vigna


Lavori sottofila


I vigneti attorno al castello e alla cantina

I terreni più chiari adiacenti la cantina; qui si raccoglie la malvasia destinata alla Boccadirosa

Prodotto mediamente tra le 3.000 e le 6.000 bottiglie annue, con gradazioni del 13%-14% di alcol svolto, Le Rane è fuori oggi con l’annata 2004. In anteprima ho avuto il piacere di degustare anche il 2005.
La degustazione si è svolta in azienda il 21 marzo 2008.

1999
Fermentato in rovere nuovo. Colore dorato intenso e caldo, decisamente più secco (come dicevo, circa 15 gr/l di zuccheri) rispetto al vero e proprio Le Rane. Un ipotetico punto di passaggio tra le varie fasi di interpretazione della malvasia da parte di Luretta, un deragliamento dal percorso fino ad allora seguito per la Boccadirosa, di cui questa versione rappresenta una specie di versione Riserva (più che un prototipo di Rane). Polpa decisa che esce già al naso, ricco di toni evoluti balsamico-speziati ed agrumi quasi canditi, con una bocca potente e di spessore dai tratti maturi. 85

2000
La prima vera versione di Rane, vendemmia tardiva interamente fermentata in rovere con bellissimo colore paglierino rinfrescato da lievi riflessi verdi. Anche qui dolcezza più contenuta rispetto a quello che sarà nelle annate successive. Integrità olfattiva che si apre su nitide e intriganti note floreali di lavanda e rosa, completate da eleganti sfumature di cioccolato al latte, miele e agrumi canditi. La bocca strutturata ha un incedere deciso finchè l’alcol ad un certo punto tende a frenarne in parte lo sviluppo e il finale. 88

2001
Interamente fermentata in barriques. Colore anche in questo caso molto “fresco”, un paglierino-verde piuttosto integro. Naso cangiante di menta, spezie, frutta candita, con scie di pietra focaia e balsamico nei toni di erbe aromatiche. Vino complesso (un po’ di Botrytis?), dolcezza più in evidenza rispetto al 2000, ma sempre con adeguato nervo acido che dona bell’equilibrio alla polpa. Bicchiere affascinante, in grado di indicare le massime potenzialità di un’uva e di un territorio seguendo una strada che cerca la complessità più che la calda esplosione mediterranea. 89

2002
Uno stacco già nel colore dorato molto intenso. Parzialmente fermentata in barriques, mostra un profilo di calda evoluzione, con discreta freschezza che ancora innerva il bicchere. In una polpa matura, ma ancora seducente, si fanno largo toni di pesca e frutti tropicali, con sfumature floreali, cenni resinosi e finale minerale/balsamico. 84

2003
Dorato molto carico con accenni ramati. L’uva ha avuto un appassimento piuttosto deciso già in vigna ed anche per questo si notano più muscoli e peso rispetto alle annate precedenti. Grasso e opulento senza essere stucchevole, potente e di buona lunghezza, ricorda negli aromi da un lato il dattero e l’uva sultanina, dall’altro rimanda a sensazioni tonificanti di aghi di pino per lasciare sfogo a cenni di albicocca e chiudere con la consueta nota di pietra focaia nel finale leggermente noccioloso. La versione più calda e solare mai prodotta di Rane. 86

2004
Prima vendemmia dove nessuna partita è stata vinificata in legno. Come dice già il colore paglierino/dorato brillante non troppo carico, con questa annata c’è un ritorno ad un’interpretazione più nordica del vino, quella delle annate pre-2002 anche se senza quella complessità. Naso delicato, elegante di canditi, pera, frutta bianca e cedro, fine la bocca di bella bevibilità dove emerge la confettura di albicocca. Attacca con buona polpa, poi quando vorresti una propulsione più decisa, tende a smorzarsi. Fin lì però ha grande bevibilità. 84

2005
Non ancora in commercio. Impianto generale simile al 2004, che non cerca dunque il peso e la muscolarità, ma una facilità di beva che non diventi banale. C’è una bella freschezza che “allunga” il vino rendendo il bicchiere snello e scattante, anche grazie alle sensazioni olfattive balsamiche, leggermente minerali, con fresche e piacevoli sfumature di lavanda, pera e frutta bianca. Per ora, 85

I Salamini

I vini degustati

Le bottiglie

Le rane



2 commenti:

GRAMMONT ha detto...

Il Boccadirosa Le Rane '99 appena uscito in commercio rappresentava lo stile "nordico-alsaziano" della Malvasia. Grande vino!

vit ha detto...

Purtroppo mi ero perso il vino alla sua uscita. Anzi a dire il vero l'avevo assaggiato al Vinitaly, ma lo ricordo vagamente, all'epoca assaggiavo con meno attenzione ciò che mi ritrovavo nel bicchiere!
Sentendone parlare in molti mi hanno dato il tuo stesso parere, degustato oggi il vino appare maturo, ancora abbastanza vivo, certamente buono e complesso, ma non più sfavillante. Mi risulta fosse stato vinificato senza solforosa, forse c'entra anche questo...