mercoledì 17 giugno 2009

LA PERSONALITA' DELLA MALVASIA



L'eco di Nobili Aromi si riverbera, pubblico un'interessantissima riflessione - molto "viva" e sentita - di Stefano Pizzamiglio sulla malvasia e altre questioni. Buona lettura

Grazie Vittorio per le tue parole su Nobili Aromi. Noi ce l'abbiamo messa tutta per organizzarlo e ora stiamo già pensando a cosa cambiare e migliorare per la prossima edizione.
Riguardo alla Malvasia di Candia Aromatica, a parte la mia opinione personale che (teoricamente) potrebbe essere interessata, è vero, è stata percezione comune che in generale i vini a base di Malvasia non sfigurassero di fronte a tutti gli altri vini aromatici, anzi... E' anche vero che molte delle Malvasie degustate avessero una correttezza di sviluppo enologico di fondo e facessero trasparire una buona base viticola. Ed è infine vero che nel momento di confronto più particolare tra quelli che ci sono stati, cioè la degustazione dei vini aromatici evoluti, che mi spiace tu non abbia descritto, uno dei vini che in assoluto sono piaciuti di più alla maggior parte dei partecipanti, tra Traminer, Sauvignon, Kerner, Muller- Thurgau, Moscato Rosa e Malvasia di Candia Aromatica, è stata proprio un'annata di quest'ultima. Qui mi scuso dell'autocitazione, essendo io di questo vino la levatrice, ma credo che anche un'altro produttore avrebbe avuto un risultato simile (forse anche meglio) potendo portare in degustazione delle Malvasie vecchie: è questa uva che è formidabile.


Tutto vero, anche quello che dicevi tu riguardo al passo da fare in più ora riguardo alla Malvasia. Io starei attento però a sottolineare che questo passo dovrebbe essere nella direzione della personalità del vino. Mi spiego meglio: sono d'accordo con te, ma credo che una parte della personalità di questo vino-territorio sia già stata raggiunta (cosa rappresentano, se non una vera e naturale, finalmente pura e semplice, espressione del territorio, quei tersi aromi di agrumi, lavanda, menta, frutti tropicali, pesca, rosa, acacia, eccetera, percepibili in almeno nove delle Malvasie degustate?), e che ciò che vada migliorato spesso è il volume delle sensazioni (Malvasie magari un po' più piene, a volte un filino più mature)e la loro complessità. Quest'ultima è sì una chiave di volta della personalità, ma porre l'accento sulla personalità quasi sminuendo l'enorme portato della correttezza enologica (prima vera porta per l'espressione del territorio) non vorrei che, in buonissima fede naturalmente, desse la stura per credo ormai inutili sperimentalismi e tentativi di originalità nei confronti della Malvasia. Io credo che gli aromi che ho citato prima, se affiancati appena un po' a un ulteriore spettro aromatico appena più irto e puntuto e se poi accompagnati in bocca a un gusto ampio, polifonico e polisensoriale, rappresentino già il ritratto di un vino ricco di personalità. La personalità di un vino secondo me è il ritratto della natura che lo genera e lo pervade, è complessa ma non complicata: non occorre spremere enormemente le meningi per raggiungerla in un vino: specie con un'uva come la Malvasia, basta fotografare nel modo più nitido possibile la natura.
Sicuramente non è quello che intendevi, Vittorio, ma per me che in 19 anni sulla Malvasia, tranne la macerazione prolungata sulle bucce e la macerazione carbonica, ho provato di tutto (dalla criomacerazione all'uso del legno, dalla riduzione spinta alla vinificazione leggermente ossidativa, dalla sosta del vino sulle fecce di fermentazione per tanti mesi al rapido illimpidimento del vino, dal residuo zuccherino al vino completamente secco, dalla vendemmia tardiva con la botrytis al taglio del vino con una quota passita, eccetera), la mia paura attuale è veder disperdersi tante energie nella ricerca di soluzioni che io per primo, provandole, ho trovato astruse per questo vitigno. Io sicuramente conto poco, mi permetto solo di far notare che quasi nessuna delle tecniche sopra citate la uso più, e che la vinificazione del Sorriso di Cielo oggi è molto semplice e lineare.
La Malvasia, la si interpreti come vuole, è un vitigno solare, gioioso, non fatto per intellettualismi e arzigogolature che alla fine appartengono solo nei casi peggiori al nostro ego e nei casi migliori alla nostra infinità curiosità, ma comunque mai all'essenza della natura, la natura della Malvasia di Candia Aromatica, perlomeno.
Teniamoci strette le nostre Malvasie corrette e su queste lavoriamo, con calma e serietà, per migliorarle sempre di più, in vigneto e in cantina, ma senza tentare troppe capriole o vinificazioni 'multimediali'. La personalià è già lì, non ni recessi della nostra mente, ma nell'uva: sta solo a noi ascoltarla e svolgerne il racconto, dall'acino alla bottiglia.

P.S. Per chi ha avuto la fortuna di ascoltarlo a Nobili Aromi o altrove, o di assaggiare uno dei suoi vini, secondo me un esempio da seguire è Gianfranco Gallo di Vie di Romans. I suoi Sauvignon hanno dentro di sè molto di complesso ma niente di complicato, rappresentano come uno specchio gli umori di quest'uva ma non dimenticano mai di essere fini ed eleganti: come diceva Gualtiero Marchesi al convegno di Nobili Aromi, la qualità risiede principalmente nella finezza, non nella rustica potenza. E la ricerca di Gianfranco sul Sauvignon si è sempre svolta lungo una direttrice seria e attenta: leggere per credere gli approfondimenti sul sito di Vie di Romans.
La stessa via, pur magari vivace e inquieta ma sempre specchio immacolato dell'anima dell'uva, che auspico per il nostro tesoro giallo, la Malvasia di Candia Aromatica.

Stefano Pizzamiglio

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