venerdì 28 maggio 2010

diario di scuola 2.


Seconda giornata di degustazioni a Broni, arriva l'ora delle Barbera, delle Bonarda, degli OP Rossi e simili, insomma arriva l'ora dei denti blu. Per prevenire (o curare) la temuta devastazione cromatica non faccio nulla, se non indossare una maglietta scura (a righe) e sperare che le gocce di vino rosso si confondano sulla tinta scura.

Come l'altra volta siamo: Andrea, io, Massimo. Degli ospiti esterni non c'è traccia. Probabilmente la paura di tingersi lingua e denti con gli antociani bonardosi ha avuto la meglio. I vini. Prima dei rossi, le ultime bollicine, Metodo Charmat principalmente a base pinot nero. Nel complesso la mano è sicura, i vini ben fatti e piacevoli. Poi le Barbera ferme, rispettose di ciò che il vitigno in questi territori può esprimere, con due-tre ottime bottiglie. Pochi i legni invasivi e i vini morbidosi che, quando ci sono, non cadono nella caricatura. Le Bonarde ferme sono interessanti, in particolare quelle giovani (2009 e 2008, pure qualche 2007) che evitano i legni piccoli e le estrazioni massicce, che fanno risaltare più le virtù che i vizi del vitigno, più fresche e spedite, semplici e lineari. Qualche perplessità sulle versioni maggiormente ambiziose ed "estrattive", che faticano a trovare misura e bevibilità, frenate da tannini rigidi e asciuganti. Tornerò sull'argomento con le Bonarde ferme piacentine (settimana prossima si inizia).

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