domenica 9 novembre 2008

L'ATTESA


L’azienda di Gaetano Solenghi è minuscola (2,5 ettari coltivati a barbera, croatina, malvasia e ortrugo dai quali si ricavano 15.000 bottiglie all’anno) e custodisce tesori poco visibili (difficilmente i suoi vini si trovano in enoteche e ristoranti, la vendita è fatta quasi tutta a privati). Siamo a Battibò di Strà in comune di Borgonovo, Solenghi ha fatto scelte precise e coraggiose, come fermentare i mosti avvalendosi solo dei lieviti indigeni, come proporre un Gutturnio frizzante rifermentato in bottiglia ed un Gutturnio Riserva ed una Barbera ferma che vengono immessi sul mercato tre-quattro anni dopo la vendemmia, tutte rarità, oggi, nei Colli Piacentini. L’”Attesa”, non a caso, è il nome scelto per battezzare la Barbera, vino longevo e di carattere che sfida il tempo. Vini in generale rudi e decisi, molto grintosi, “selvatici” e senza compromessi. Un’azienda di cui poco tutto sommato si sente parlare, anche se la stampa specializzata non la ignora del tutto. Ne è esempio l’articolo pubblicato dal numero 28 di Spirito DiVino, dove il Passito Danza del Sole 2004 è risultato tra i migliori della provincia e ne dà prova anche la Guida Vini d’Italia di SlowFood-Gamberorosso, dove lo stesso vino è giunto alle finali per i Tre Bicchieri, sfiorando il massimo riconoscimento.






Il Danza del Sole dunque, vino ottenuto da vigne di Malvasia piantate nel 1991 su suoli argillosi. Nota a margine sul nome, bel richiamo insieme al tipo di appassimento e alla pratica rituale degli indiani d’America (chi ha visto Un Uomo Chiamato Cavallo?).

Locandina di A MAN CALLED HORSE

La produzione è molto limitata, 400-450 litri all’anno, ovvero – quando va bene – 900 bottiglie da mezzo litro. I grappoli vengono stesi e fatti appassire su teli bianchi di plastica (la stessa procedura seguita dalla Stoppa e dal Negrese) ed il mosto viene poi fatto fermentare in un tonneau usato da 350 litri acquistato nel 2001, utilizzato in quello stesso anno per la fermentazione della Malvasia ferma e, dall’anno successivo, per la fermentazione del Passito che è stato prodotto solo nel 2002, 2004, 2007 e 2008. Un’altra parte del mosto fermenta in una damigiana. Partendo da residui zuccherini elevatissimi, il succo impiega mesi (…anni…visto che ora sta ancora fermentando il concentratissimo 2007…) per terminare la fermentazione ed “assestarsi” naturalmente, tanto che ora è in commercio il 2004. Pochissima la solforosa aggiunta, ma appena prima dell’imbottigliamento si fa una filtrazione per evitare il rischio di rifermentazioni.



LA DEGUSTAZIONE

2002
Naso maturo di datteri e fichi secchi che rimanda a latitudini meridionali, polposo sì, ma forse non abbastanza grasso per reggere pienamente un’impronta tannica decisa che asciuga un po’ e rende il bicchiere nervoso e amarognolo. Vino ispido e affascinante.

2004
Appassimento per un paio di settimane al sole. Affinamento pre-bottiglia di oltre due anni e mezzo. Ramato-arancione intenso, il naso è giocato su note di bella e polposa maturità evolutiva (pesca, albicocca, agrumi, fichi, dattero e prugna secca) con tratti di austerità speziata a rendere l'insieme più complesso. La bocca è densa e larga, ma trova dinamismo e lunghezza in uno sviluppo voluminoso e compatto non privo di contrasti dolci-amari.

2007
Assaggiato dal tonneau; pur nella parziale chiusura olfattiva che vive ora, riesce già a sprigionare note varietali e una bocca di grande dolcezza che porta con sé rilievi e contrasti che dovrebbero garantire a questo mostro di concentrazione una buona bevibilità.
Gaetano spilla il 2007 dalla botte

La produzione del 2007

2008
In piena fermentazione, è più inintelleggibile anche se dopo alcuni minuti nel bicchiere la carbonica tende a svanire ed emerge un vino pieno e grasso, sì, ma decisamente più “sottile” rispetto al 2007, meno dolce e meno concentrato.
Il Passito 2008 in fermentazione

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